Sì.

Sono in bagno quando ricevo il suo messaggio; ormai sono più di due anni che non vado in bagno senza cellulare e anzi, lavorando così tanto, mi sembra l'unico momento della giornata che posso davvero dedicare a mettere in ordine i miei pensieri, in questo momento soprattutto, mi servirebbe questa pausa, e proprio ora ci sto pensando davvero. A quanto io sia innamorata della vita, di lui, della vita. Mi scrive, sembra euforico, sembra felice, ed anche io lo sono. "Questa sera alle 20 finisco di lavorare, alle 20:30 mi piacerebbe cenare con te nel ristornate che ti piace tanto, quello sotto la mia palestra, per comodità. Spero ti vada." recita il messaggio: la sua schematicità non traspare mai emozioni, ma io so leggerle; sembra che mandi una mail, sembra che organizzi sempre appuntamenti di lavoro, lui, che il lavoro lo respira nel suo grande grattacielo di Milano.
Mi alzo in fretta, sono già le 19:38 ed io sono ancora in ufficio, l'ufficio che ormai è casa mia. Lascio tutto lì, sistemo e metto tutto nel mio beauty e scappo a casa. Saluto Emilia, alla reception, che percepisce subito il mio umore e sorride per me. E' il giorno più importante della mia vita, oltre ad essere il più bello. Alessio è strano da una settimana; quando siamo a letto è pensieroso e mi sorride, mi stringe più forte del solito e mostra emozioni come non mai. Tutti lo descrivono come una macchina da lavoro, come un automa, ma lui non è così. Mi aveva annunciato una grande notizia entro sabato, ed oggi è venerdì. Il venerdì più importante della mia vita.
Sono già le 20:01 finché arrivo a casa, e lui mi ha già scritto che è uscito da lavoro e si sta preparando, mi aspetta. Lascio il telefono che stranamente continua a vibrare, ma è già nella mia pochette che porterò all'appuntamento. Dopo due anni che ci amiamo. Sette mesi di convivenza, oggi è quel giorno; svuoto il beauty intero nella borsetta, non ho tempo di scegliere che mettere via, che portarmi. So solo che metterò quell'abito super aderente che lui apprezza, dei bei tacchi e sono in taxi: la strada è libera quando lui mi chiama. Le 20:23.
«Sono appena arrivato» dice con la voce che un po' trema, è emozionato per la prima volta da quando lo conosco.
«Sono lì fra cinque minuti, Ale.» Gli dico, infilandomi le scarpe, il taxista guida veloce mentre mi trucco velocemente il viso. Ho la nausea.
Arrivo, pago veloce e lascio anche una buona mancia, oggi il mondo sorride.
Lui è lì, col suo abito elegante ed un sorriso strano. Gli bacio la guancia, come al solito, siamo sempre freddi in pubblico. Il locale risplende, ed anche io, per quel che dice il maitre e io arrossisco. Alessio gli da ragione educatamente mentre ci sediamo, oggi sembra il primo appuntamento. Entrambi emozionati, impacciati. 
Ci sediamo in silenzio e mangiamo, parliamo con la voce un po' strozzata.
Verso il dolce lui mi prende la mano «Ho sbagliato a scriverti quei messaggi.. » gli trema la voce. Di quali messaggi parla?
«Che messaggi?» domando stringendogli la mano e sorridendo. 
«Non li hai letti?» il suo sguardo è perplesso.
«Non ho guardato il telefono dopo che mi avevi detto l'orario..» sfilo la mano e cerco il telefono in borsa ma lui mi afferra e me lo impedisce.
«Forse è meglio così, devo dirtelo a voce.» Il fiato si blocca, il cuore esplode. E' ora il momento?
«Dimmi, caro.» Sussurro, un filo di voce e la pancia che ribolle di farfalle. Mi sposa.
Ma per un secondo il mondo è di cotone, di ovatta, di nuvole, di zucchero filato, e non riesco a sentire ciò che esce dalle sue labbra, lo vedo muoverle con quell'espressione strana, davvero strana, ma mi gira la testa ed ho la nausea.
«Puoi ripetere, per favore?» Leggo il labiale.
Nuovo lavoro. 
Chicago. 
Trasferirsi. 
Ti amo. 
Mi mancherai. 
Il tuo posto è qui.
Non ti strapperò alla tua città.
Hanno bisogno di te.
Nuovo lavoro.
Nuova vita.
Senza.
di.
me.

Annuisco, finiamo la cena. Lo saluto con un bacio, molto vicino alle labbra, il più vicino di sempre. Torno a casa a piedi. Sono più di 10 km. Non ricordo di aver camminato. Non ricordo neanche di aver respirato.
Sono le due del mattino. 
Non riesco a capire che strada ho fatto per essere qui adesso. Alle 02:12 di un Sabato di Giugno. Ma sono seduta sul mio divano che profuma di noi, di amore e sentimenti che non posso dimenticare. Non so neanche dove sia la borsa. Inizio a ragionare. Non mi rendo conto di dove io sia. Se sia la casa dove ho trascorso l'infanzia o quella che affitto da sola, usando quasi tutti i miei soldi, per essere vicino al mio ed al suo lavoro, in centro Milano. Vorrei essere a lavoro. Ma come potrei rispondere alla domanda di Emilia che mi chiede quando ci sposiamo, io ed Alessio? Siete una coppia così bella, mi diceva sempre, sembrate fatti per passare l'eternità assieme. Che ridere, così romantica a 23 anni. Io invece, a 31, non rido più, ma dentro di me lo sapevo che lui era il mio principe azzurro. Che mi avrebbe chiesto di sposarlo in un posto romantico, ma senza romanticismo, e che oggi era triste di lasciarmi non per amore, ma perché non sa come potrò fare senza di lui. O forse geloso di ciò che sono, di appartenergli, ma io ancora non ricordo se lo amo, ora. Ah, sì. Lo amo davvero. Ma ora non stiamo più assieme. CI siamo lasciati, come amici, come robot, come automi, senza piangere. Vorrei che una lacrima mi solcasse il volto; e succede mentre lo dico.
Mi alzo in un sussulto e cerco la borsa. Prendo il test. Due strisce. Pur avendolo fatto molte ore prima sono nette e scure. Sei incinta, urla. Congratulazioni. Avrei voluto guardare il risultato con lui, dopo la dichiarazione, dopo la Domanda. Avrei detto sì. Ma ora dico sì a te, amore mio. Sarai l'unico a cui dedicherò tutto. Ti amo già.






Cinque mesi dopo, sto stringendo la tua mano, nella pancia da cui cerchi di esplodere, con quei calci che non fanno per nulla male come quell'unico di tuo padre; faccio la pipì perché hai deciso di premere sulla mia vescica e ricevo un messaggio. 
Chicago è bellissima, mi piacerebbe vederti ora, averti qui.
Sorrido, immaginandomi mentre gli invio un selfie col pancione, chissà cosa ne penserebbe?
Io continuo a giocare a Candy Crush, facendo finta di nulla.

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