Le tue mani su di me


Le tue mani su di me, è difficile chiamarti amore quando basta aprire una finestra per capire un'altra verità.
Sembrava essere solo una canzone finché non ho capito, finché non ho aperto davvero quella finestra incantata che, come l'armadio che porta a Narnia, mi ha trascinato in un'altra dimensione. Una foglia stupida, sono io, che mi sono perso in te, nel desiderio del tuo corpo innamorato.

Quando capisci di stare meglio da solo, che trovare una donna di una sera è più facile, è più divertente, allora smetti di cercare la costanza, ma cerchi la circostanza; la routine diventa proprio quella, cercare una persona, amarla per poco, amarla non per davvero, e poi perderla, lasciarla andare via come un ciglio col quale esprimi il più intenso dei desideri, e sei felice di vederlo scomparire, di smarrirlo: questo è l'amore che ho sperimentato negli ultimi anni; questo è stato il massimo che io abbia dato ad una donna, un soffio dolce, caldo e deciso. 
Quante lacrime hanno versato per me non voglio saperlo, non mi è dato di saperlo, ma conosco le lacrime versate da me: zero. Zero come i sentimenti, zero come la passione vera, zero, come l'amore e l'apatia nei loro confronti. ZERO come le chiamate, le cene, i cinema. Zero. Il tutto consiste in qualche messaggio, qualche moina, pochi complimenti e tanto parlare di me, sembrare aperto, farle sentire uniche, per un attimo, tutte uniche.
Spesso ho dovuto fingere di avere una ragazza che mi trattava male per avere del sesso dolce e appassionato, pieno delle loro lacrime; spesso ho dovuto elemosinare dei baci per avere tutto il loro corpo. Spesso ho finto di aprirmi come una noce di cocco, con finta difficoltà, sembrando un povero romantico tradito, maltrattato dalle donne, con difficoltà nell'esporsi e dedicarsi a loro. Le ho accontentate, le ho fatte sentire infermiere, gli ho fatto credere di avermi curato, per quella notte, quel fine settimana, quei giorni in cui mi ospitavano. 
È più facile di quel che sembra conoscere una ragazza, farla sentire importante, usarla e farle credere che sia lei ad usare me. Le trovavo in ogni modo, in libreria, nei locali, su internet, e loro mi facevano sentire davvero bene; mai un rimorso, mai un sentimento negativo, sono tutte solo un bel ricordo, magnifico, completo.
Non amarmi, non amarmi, non ti riuscirà.
Tu avevi qualcosa di diverso, questo era palese. Avevi le palle, non volevi niente e forse davvero tu mi hai usato, davvero mi hai cambiato, mi hai forgiato e plasmato a tuo piacere, tanto che baciarti è stato davvero.. dolce? 



Sembra impossibile conoscere una ragazza come te giocando a biliardo, perdere contro di te, senza volerlo, essere punzecchiato dai tuoi insulti scherzosi: mi ha fatto bene, mi ha fatto capire che non eri scema come le altre, che valevi. Essere trascinato in bagno e baciato con quella violenza mi ha fatto capire che ne valeva la pena, e ti ho chiesto il numero, Adriana. Hai salvato quel numero da sola, con una piccola margherita alla fine: mi sei sembrata pura, un po' bambina, ma non lo sei. Forse non lo sei mai stata. Ho pensato, forse avrei voluto che tu fossi mia amica.
Per strada avrei voluto scriverti e son finito a guardare i tuoi frequenti accessi, la tua foto su whatsapp, il tuo viso felice, davvero felice, fotografato da chissà chi, in una macchina sporca del tuo peccato, io l'ho capito dalle tue guance e dal viso soddisfatto, quel che avevi fatto in quell'auto. Quello che facevo sempre anche io, ma io non avrei mai fotografato una di loro, non mi serviva avere il ricordo: chi ti aveva fotografato, Adriana, lo sapevo, voleva ricordarsi di te. E tu volevi ricordare a lui che gli appartenevi: ma questa parte della tua psicologia non mi interessa studiarla, o non mi interessava. 
Ti ho scritto, uno, due, mille messaggi, ed in un attimo ci siamo visti e ci siamo amati per una serata, senza fare nulla di più, senza ridere, senza giocare. Solo sesso.
Com'è successo? Come mai ho voluto rivederti, Adriana? Non l'avevo mai fatto, ma sembrava facile vedere te, sempre nello stesso locale coi tuoi amici, nel mio locale, baciarti dietro le colonne e fingere di volerti riaccompagnare a casa per scopare con te, piano piano passando da amanti, ad amici, a..


Ti lascio uscire dalla macchina, dopo il mio ti amo, torno in macchina, incazzato, sconvolto, col cuore spezzato. Prendo il telefono, apro whatsapp per scriverti rivedo quella foto. Tu che sorridi ad un altro. Non a me, cinque mesi di foto con un altro. Mi ha usato, sì. Usato. E io non l'ho mai capito. Quando vedi la luce in una persona circondata dalle tenebre, non è forse che la lue proviene dal tuo cuore? Ma se lei non volesse essere illuminata? Mi hai lasciato, ma io ho lasciato te, col tuo sorriso verso solo su una foto di whatsapp, forse mi hai aperto il cuore. Ora sono pronto ad amare, non te. Forse sono pronto a smettere di amare un po' me.​

Commenti